L’ipocrisia delle parole


Nel panorama dell’allevamento amatoriale, si è diffusa nel tempo una retorica che tende a stigmatizzare l’uso di termini legati all’attività d’impresa. Parole come lucro, vendita, produzione, marginalità, conto economico, break even vengono spesso evitate, se non apertamente condannate, come se fossero incompatibili con l’amore per gli animali e la passione per la selezione della razza.

 

Questa impostazione, pur se fosse animata da buone intenzioni, rischia di generare confusione e ipocrisia, alimentando una narrazione che non corrisponde alla realtà e che, anzi, può avere conseguenze dannose per l’intero settore.

 

 

Una retorica che distorce la realtà

 

La convinzione che l’allevamento amatoriale debba essere mosso esclusivamente da motivazioni affettive porta molti a negare o nascondere gli aspetti gestionali ed economici dell’attività. Eppure, la stragrande maggioranza degli allevatori – come dimostrano anni di osservazione e confronto – opera in un contesto che richiede pianificazione, investimenti, sostenibilità economica.

 

Affermare che meno dell’1% degli allevatori lo faccia esclusivamente per selezionare la razza non è una critica, ma una constatazione. E non c’è nulla di scorretto in questo, purché si operi con trasparenza, responsabilità e rispetto delle normative.

 

Le conseguenze per il pubblico e per il settore

 

Questa retorica, oltre a essere fuorviante, genera confusione negli acquirenti, che faticano a distinguere tra allevatori seri e operatori improvvisati. Il risultato è un indebolimento della fiducia nel settore, che favorisce la nascita e la diffusione di mercati paralleli, spesso privi di garanzie, di tracciabilità e di tutela per gli animali.

 

Paradossalmente, criminalizzando il linguaggio dell’impresa, si finisce per penalizzare se stessi qualora si allevi con competenza e correttezza, ma anche tutti color che operano nel rispetto delle regole e con l’obiettivo di offrire qualità e sicurezza.

 

Una strategia comunicativa per l’acquisto consapevole

 

La nostra Associazione ha scelto con fermezza di porre al centro della propria strategia comunicativa la promozione di una cultura dell’acquisto consapevole. In Italia, la domanda annuale di cuccioli – tra quelli con pedigree e quelli senza – si aggira intorno ai 300.000 esemplari. Questo dato, spesso sottovalutato, rappresenta una realtà concreta e non trascurabile: esiste un mercato vasto e attivo, che va orientato con responsabilità.

 

È fondamentale che questa domanda venga progressivamente spostata verso un allevamento etico, trasparente e garantito, che tuteli gli acquirenti, combatta l’abbandono e contrasti con decisione i mercati paralleli, spesso illegali e privi di ogni forma di tutela.

 

Questa transizione culturale è essenziale non solo per proteggere le famiglie e i cuccioli, ma soprattutto per garantire il benessere delle fattrici, spesso sfruttate in contesti irregolari, e per restituire al cane la sua centralità, come essere vivente e senziente, e non come prodotto.

 

Non comprendere questa verità – o peggio, rifiutarla per giustificare la propria irregolarità – significa tradire il senso profondo dell’allevamento e rappresenta tutto tranne che un vero amore per i cani.

 

Verso una cultura dell’onestà e della competenza

 

È tempo di promuovere una nuova consapevolezza: allevare con passione non significa rinunciare alla professionalità. Parlare di costi, di margini, di sostenibilità non è un tradimento dell’amore per la razza, ma una sua naturale evoluzione.

 

Come Associazione, crediamo sia fondamentale favorire un linguaggio chiaro, onesto e inclusivo, che valorizzi il lavoro degli allevatori seri e tuteli gli interessi degli acquirenti. Solo così potremo contrastare le distorsioni del mercato e costruire un ambiente sano, trasparente e rispettoso per tutti.

 

Un invito al dialogo

 

Invitiamo tutti gli allevatori, appassionati e acquirenti a riflettere su questi temi e a partecipare attivamente al dibattito. Condividere esperienze, confrontarsi apertamente e superare le barriere ideologiche è il primo passo per costruire una comunità più consapevole, coesa e orientata alla qualità.

 

L’allevamento amatoriale può e deve essere una risorsa preziosa, ma solo se fondato su verità, competenza e rispetto reciproco.


Scrivi commento

Commenti: 1
  • #1

    Silvia Barbetta (lunedì, 18 agosto 2025 20:12)

    Qualcuno che ha il coraggio di parlare di cose scomode a chi vive nell'illegalita' ma verissimo. Si può avere amore, capacità professionale e molta esperienza e pagare le tasse ed essere onesto coi futuri proprietari e anche corretti. Chi vuole rimanere nell'ombra non è assolutamente una persona di cui mi fiderei.