
Nel dibattito attuale sull’allevamento di cani e gatti, troppo spesso si perde di vista il vero cuore delle nuove normative europee: la tutela della salute pubblica attraverso la sanità animale e la tracciabilità. Non si tratta di un mero censimento, né di un tentativo di colpire fiscalmente un settore già fragile. È, piuttosto, una svolta culturale e sanitaria che mira a prevenire focolai zoonotici — quei salti di specie che, come nel caso del coronavirus, possono avere conseguenze devastanti.
Superare l’Obsolescenza: Basta Automatismi, Serve Valutazione Scientifica
La classificazione automatica degli allevamenti come “industrie insalubri” risale al 1934. Oggi, questo approccio appare non solo anacronistico, ma anche controproducente. Trattare in modo uniforme realtà profondamente diverse genera:
• Costi sproporzionati e vincoli urbanistici ingiustificati
• Disincentivo alla regolarizzazione, con conseguente proliferazione di attività “in ombra”
• Rischi sanitari amplificati, per mancanza di controlli e protocolli
• Perdita di dati epidemiologici, fondamentali per la prevenzione
In sintesi: più burocrazia, meno controllo. Un paradosso che mina proprio ciò che la norma vorrebbe tutelare.
La Ratio delle Nuove Normative: Prevenzione, Tracciabilità, Benessere
I regolamenti europei — dal Reg. (UE) 2016/429 al Reg. (UE) 2020/689 — introducono un approccio “risk-based”, cioè, proporzionato al rischio reale. Questo significa:
• Piani di biosicurezza e protocolli sanitari obbligatori
• Tracciabilità degli animali e delle movimentazioni
• Sorveglianza epidemiologica e gestione delle zoonosi
Queste misure non sono punitive, ma protettive. Proteggono gli animali, gli allevatori e la collettività. E contrastano i traffici illeciti, che rappresentano un pericolo concreto per la salute pubblica.
Una Proposta Tecnica per un Modello Dinamico e Giusto
Il documento, che la nostra Associazione ha elaborato, propone una classificazione dinamica degli allevamenti, basata su parametri oggettivi:
CLASSE | LIVELLO DI RISCHIO | MISURE RISCHIESTE |
A | Basso | Nessuna classificazione come industria insalubre |
B | Moderato | Prescrizioni minime e monitoraggio |
C | Elevato | Autorizzazione sanitaria e vincoli urbanistici |
N.B. L’elenco del D.M. 5/9/1994 (art. 216 T.U.L.S.) ha natura presuntiva e non assoluta; la giurisprudenza amministrativa ha più volte affermato la necessità di una valutazione concreta delle condizioni di esercizio e delle mitigazioni adottate, potendo l’amministrazione associare prescrizioni in luogo del diniego/qualifica automatica.
Con questo modello:
• Si premiano le buone pratiche
• Si favorisce l’emersione e la regolarizzazione
• Si riduce il contenzioso
• Si migliora il controllo sanitario
• Si tutela l’ambiente e la comunità
Responsabilità, Non Tifoserie
Continuare a ignorare questa direzione normativa è irresponsabile. Non si può più pensare di nascondersi dietro trucchetti o scorciatoie. Al contrario, è il momento di governare il cambiamento, rappresentare istanze storicamente disattese e costruire un futuro sano e sostenibile per il settore.
Un Ricorso per Tutti, Sostenuto da Tutti
Per superare l’automatismo normativo, verrà avviato un ricorso al TAR. Serve il contributo di tutti: una donazione simbolica — il costo di un drink — può fare la differenza. Con 1.000 allevatori, si può raggiungere l’obiettivo economico e dare voce a una categoria che lavora con passione e competenza.
👉 Partecipa alla raccolta fondi
Questa non è solo una battaglia legale. È una battaglia culturale, sanitaria e sociale. È il momento di dimostrare che l’allevamento può essere regolato con intelligenza, non con automatismi. È il momento di unirsi, partecipare e costruire insieme un futuro più giusto.
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