
Cani meticci e razze ibride, come i Labradoodle, Pomsky, Maltipoo, mostrati da influencer e vip come parte del loro “brand” personale. Si chiamano anche “designer dogs" e sono il risultato dell'incrocio tra due razze canine con l’obiettivo di raggiungere caratteristiche estetiche accattivanti.
Ma il cane è un essere senziente, con emozioni, bisogni e una propria dignità. Ridurlo a oggetto di moda è una forma di superficialità che può avere conseguenze gravi, sia per la salute dell’animale che per la qualità del legame con l’essere umano.
Questo fenomeno ha portato a:
• Una crescente domanda di razze ibride: spesso scelte per l’aspetto estetico, la “novità” o la presunta ipoallergenicità.
• Una visione estetica del cane: il cane diventa un accessorio da mostrare, più che un essere vivente con bisogni e diritti.
• Una spinta all’acquisto impulsivo: molte persone scelgono un cane perché “va di moda”, senza considerare le implicazioni etiche, sanitarie o comportamentali.
• Allevamenti non etici: la domanda crescente ha incentivato il proliferare di allevamenti intensivi e illegali, dove il benessere animale è ignorato.
Inoltre, Quando il cane è visto come status symbol o oggetto da ostentare:
• Si perde il rispetto per la sua natura: il cane non è più un compagno, ma un elemento decorativo.
• Si riduce l’empatia e la responsabilità: molti proprietari non si informano sulle esigenze del cane, portando a abbandoni o maltrattamenti.
• Si distorce il concetto di adozione: si preferisce “comprare” il cane giusto per i social.
Promuovere una cultura del rispetto, dell’adozione consapevole e della responsabilità è fondamentale. Gli allevatori etici hanno un ruolo fondamentale nel contrastare la deriva del “cane alla moda”, che trasforma l’animale in un oggetto di consumo, spesso a scapito della sua salute, del suo benessere e della relazione con l’uomo. In questo, gli influencer che hanno un enorme potere comunicativo, possono diventare alleati nella sensibilizzazione, anziché complici della mercificazione.
Educare il pubblico, è il principale compito a cui bisogna assolvere per cercare di frenare questa deriva. Per farlo bisogna creare rete (Associazione Nazionale Gruppo Allevatori Cinofili) e lavorare a contrastare la logica dell’estetica e della moda.
Per riuscire a farlo efficacemente non si può prescindere dal costruire una collaborazione con influencer consapevoli, che condividano valori etici perché la sola visibilità in assenza di coerenza non basta. Inoltre, bisogna usare i social per fare cultura, non solo promozione, ma anche formazione.
Bisogna altresì riformulare il concetto di “vendita”:
• Non vendere un cane, ma affidarlo: cambiare il linguaggio cambia la percezione.
• Creare un percorso di affido consapevole: colloqui, visite, supporto post-affido.
• Valutare la compatibilità: non dare un cane a chiunque, ma a chi è davvero pronto.
Gli allevatori etici devono diventare ambasciatori di una nuova cultura cinofila, dove il cane non è moda, ma compagno. Contrastare la superficialità richiede visione, coerenza e coraggio comunicativo. Ma è proprio da qui che nasce il vero valore.
Perché questo accada ci vuole un vero e proprio cambio di paradigma comunicativo.
Bisogna aprirsi al linguaggio dei social - meno tecnicismi, più storytelling, video brevi, contenuti emozionali. La cinotecnica è spesso percepita come un ambito tecnico, riservato agli addetti ai lavori e la cinotecnica fatica a raggiungere il grande pubblico.
Oggi la comunicazione è dominata dai social: Instagram, TikTok e YouTube sono le principali fonti di informazione per milioni di persone. Gli influencer modellano comportamenti - fino alla decisione di prendere un cane.
È fondamentale quindi essere meno schizzinosi, meno puristi e coinvolgere influencer con valori affini: non solo quelli con milioni di follower, ma anche micro-influencer appassionati e competenti. Attraverso i quali e con i quali creare campagne coordinate, con obiettivi chiari, hashtag condivisi, eventi online e offline.
Un esempio virtuoso?
Immagina una campagna chiamata #AcquistoConsapevole, dove gli influencer raccontano il percorso di adozione, mostrano come si inserisce il cucciolo in famiglia, intervistano Allevatori Etici, visitano Allevamenti e parlano di razze riconosciute. Questo tipo di contenuto potrebbe:
• Educare senza annoiare
• Creare empatia e coinvolgimento
• Contrastare la superficialità del “cane da copertina”
C’è tanto da fare anziché continuare solo a scandalizzarsi perché gli altri non hanno il nostro stesso approccio o la nostra consapevolezza.
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